Evitiamo inutili preamboli poetici, perché questa volta semplicemente non mi vengono, e iniziamo subito a parlare di calcio. Innanzi tutto complimenti alla Lega di Serie A per la decisione di farci giocare a Verona su un campo di patate e a Udine in una risaia. La prossima trasferta a Milano mi aspetto minimo minimo uno sterrato pozzangheroso ricoperto di brecciolino e cocci di vetro. Sarebbe comunque un passo in avanti.
Ma torniamo ad Udine e alla superlativa prova del migliore in campo: Mirante. Zitto zitto, il bell’Antonio ha prima circuito il cuore del mister e poi ha spodestato l’intristito spagnolo dal suo posto tra i pali. Next step il ruolo di terzo portiere in Nazionale al posto di Sirigu.
La linea verde (rivendico il copyright sul nome) piace a Fonseca, piace ai giocatori che la compongono e piace a noi tifosi. Agli avversari un po’ meno. Kumbulla è sempre presente, fisicamente e mentalmente, dentro l’azione; non ruba mai lo sguardo, non è appariscente, ma si fa sentire da compagni e avversari. Mancini sta maturando velocemente, latita un po’ la collaborazione con l’esterno destro in fase di difesa, ma non è colpa sua se glielo cambiano ogni partita; l’idea che mi sta avanzando è che avesse trovato la quadra con Karsdorp e ora con Peres e Santon faccia più fatica. Preso singolarmente, però, è tanta roba.
Paragrafo a parte per Roger “DivoraTibie” Ibanez. Un giorno National Geographic farà un documentario su di lui e il WWF lo metterà al posto del panda nell’elenco delle specie da proteggere. Nell’ordine, contro i friulani ha: annullato la velocità di Lasagna, inibito la fisicità di Okaka, svettato su ogni pallone alto o basso che fosse, intercettato ogni cosa passasse di lì nemmeno fosse un agente CIA e, dato che ci si trovava, ha pure cercato gloria a inizio ripresa spingendosi in avanti. Se gli spari è capace di bloccare il proiettile coi denti e ucciderti risputandolo.
Nel mezzo si rivede il buon Santon sulla destra, ben piantato sulla sufficienza piena in pagella per la seconda partita di fila. Ho scritto che un paio di match al mese li regge e li fa bene, a questo punto mi aspetto la smentita contro il Benevento. Spinazzola ormai veleggia tranquillo con la palma di secondo migliore in campo ad honorem da tre partite a questa parte. Se il primo deve prendere un otto pieno per portarsi a casa la palma d’oro, è merito suo che da Verona in poi non scende dal sette e mezzo.
Veretout meno appariscente del solito, ma lo stesso concreto e cattivo. Quando non può abbattere gli avversari, perché gli girano alla larga consci del pericolo mortale che corrono nell’avvicinarlo, decide allora di punirli con potenti bordate dalla distanza. Chiedere a Samir se ha più ritrovato il polmone. Pellegrini c’ha preso gusto. Stare dietro o gli piace o se lo fa piacere, in ogni caso sta lì e ci sta bene. Non è un regista puro, non è un interditore, non è uno che corre come il transalpino al suo fianco, ma è uno che ci mette la gamba, verticalizza quando può e smista palloni più velocemente di Diawara. Upgrade.
Mkytharian leggermente spento, ma se quando gioca male è l’incubo delle difese italiche, mi sta bene lo stesso. Il campo non lo aiuta, ma la classe e la facilità di palleggio con l’amico Pedro lo rendono pericoloso quel tanto che basta. Dzeko a Udine fa suonare per la seconda volta il campanello dall’allarme che contro la Juve non ho voluto sentire. Si, crea molto finché ha fiato in corpo, si sbatte per far girare la palla in attacco, combatte contro tutti praticamente da solo e piglia botte per due. Si, tutto bellissimo, ma quando stai davanti al portiere segna, cribbio! In fin dei conti è il lavoro tuo.
Pedro è semplicemente diverso: da ciò che siamo abituati a vedere, da ciò che ci aspettiamo possa fare un attaccante col pallone tra i piedi, il suo modo di leggere l’azione, il suo stile d’esecuzione. In ogni caso diverso non vuol dire migliore, tranne in questo. Questa è l’eccezione che conferma la regola: lui è migliore. Disarmante verità.
Hanno giustamente ripreso Fonseca perché non sfrutta i cambi, contro l’Udinese ha perciò deciso di far entrare C. Perez, Cristante, Kluivert e Villar. Tranne il numero 31 che ha avuto 20 minuti, gli altri sono entrati tra l’82esimo e il 93esimo. Come ve lo deve dire il mister che gli servono altri giocatori? I cinque cambi li fai se chi entra porta migliorie all’impianto di gioco, ma se il sostituto lo abbassa o lo lascia invariato, al netto del fatto che essendo più fresco dovrebbe come minimo fare meglio sul piano fisico, che senso ha farli?
Si torna dal Friuli con 3 punti pieni e meritati che ci porteranno a vivere più tranquillamente i prossimi caldissimi giorni. Lampi di Roma nel buio dell’anticipo fanno bene al cuore e all’anima dei tifosi. Tra vivere sperando, per ciò che c’è di buono, e sopravvivere disperandosi, per ciò che manca e/o non funziona, preferisco incontrovertibilmente la prima.
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