È giovedì di Coppa, signore e signori. Dopo la noiosa partita di Champions del martedì e quella, peggiore del mercoledì, torna finalmente il grande calcio con le semifinali della Coppa più bella del mondo: la Conference League. Al King Stadium si affrontano i padroni di casa e Leicester FC e la Roma dei romanisti guidata da Josè Mourinho.
Non ci sono defezioni tra i giallorossi e, dato il reset regolamentare, nemmeno diffidati. Mou sceglie di puntare sulla formazione che ormai possiamo definire “tipo”, riportando Mkhitaryan al fianco di Cristante e puntando sulla coppia Zaniolo – Abraham davanti, sulla fascia sinistra ancora fiducia a Zalewski.
In una partita molto tattica, da parte nostra, e fisica, da parte loro, le occasioni per andare al tiro in modo pulito si contano sulle dita di una mano, spesso si cerca il tiro dalla distanza data l’impossibilità di entrare in area di rigore. Così Rui Patricio passa una serata sostanzialmente tranquilla in cui deve sporcarsi le mani solo due volte: al minuto 33 su una botta da fuori di Lookman, ma centrale, e su un tiro insidioso di Ihenacho al 77esimo, deviando in corner. Per il resto, solo rinvii dal fondo e normale amministrazione.
Difesa titolare con Mancini – Smalling – Ibanez. Buona la catena di destra con Gianluca molto bloccato che scherma bene il suo lato in un primo tempo fatto di anticipi puntuali e interventi duri quanto bastano. Nel secondo tempo accusa la scarsa propensione al palleggio della squadra e va in sofferenza sugli attacchi costanti e continui, ma tiene la barra e non sbraca. Notizia curiosa: non è stato ammonito.
Roger dialoga bene con il quarto di centrocampo di riferimento, è sempre in costante anticipo e si sgancia spesso dalla linea dei tre dietro per interdire a metà campo. Ci mette il fisico e una buonissima dose di aggressività mista a concentrazione, rendendosi protagonista di più di un intervento strappa applausi. Non disdegna la palla in curva e si rende interprete di una buonissima prestazione, sia difensiva che offensiva. Chi ruba proprio la scena è Chris, a cui evidentemente l’aria di casa piace e pure parecchio. L’inglese, forte di un periodo di forma smagliante, è letteralmente tarantolato e ovunque, chiudendo la qualunque e dominando il pacchetto arretrato.
Blocco sulla mediana con Karsdorp – Cristante – Mkhitaryan – Zalewski. Rick nella prima frazione è più impegnato a coprire che a spingere, annichilendo gli avversari di passaggio grazie anche alla collaborazione di Mancini. Nullo o quasi in fase offensiva, non spinge nemmeno nella ripresa quando la Roma avrebbe bisogno di essere più concreta. Ancora troppi palloni fuori misura in fase di appoggio, ma ottima prova per l’olandese.
Bryan è tutto ciò che ci è mancato nell’ultima di campionato: fisico, roccioso, duro e preciso con la palla tra i piedi. Il gioco fisico imposto dagli inglesi gli piace e non fa nulla per nasconderlo, anzi ci si butta a capofitto riuscendo a imporre la sua volontà sulla mediana del campo. Al suo fianco Henrikh ha compiti di regia che si basano sul rendere fluido lo scorrere del pallone tra difesa e attacco e lo svolge molto bene. Calpestato più volte, finirà la sua partita per un probabile infortunio muscolare prima dell’ora di gioco. Peccato.
Zalewski non è più una novità ne una sorpresa. Il giovane polacco sfoggia una prestazione da vero leader della fascia sinistra riuscendo a confezionare per il capitano lo stesso regalo fatto a Zaniolo nella sfida col Bodo. Una partita importante quella di Nico, fatta di contrasti precisi e puliti, preventive sempre efficaci, giocate interessanti e funzionali che strappano un applauso anche ai meno convinti. Andrebbe segato a metà e contati i cerchi, perché dell’attestato di nascita, dopo questa semifinale, non si fida più nessuno. Il giocane vecchio.
Capitan Pellegrini segna il gol del vantaggio a conclusione di un’azione ben sviluppata da Nico e ci apre le porte del mondo dei sogni. Il tipo di calcio proposto dagli avversari lo esalta e danza letteralmente sul pallone quando in possesso, in fase di copertura spesso scala tra Cristante e Miky per garantire densità e copertura nella zona nevralgica del campo. Uscirà stremato a pochi minuti dalla fine, giusto cercare di preservare più forze possibili in vista del rush finale.
Coppia d’attacco Zaniolo – Abraham. I due sono lasciati al loro destino, sanno già che non riceveranno molti palloni giocabili e che il loro ruolo sarà quello di guastatori e incursori delle trame di ripartenza dei padroni di casa. Già dopo 7 minuti Tammy si prende un giallo per un pestone, del tutto casuale, ad un avversario e ciò lo frena parecchio, sopratutto nella prima frazione di gioco. Col passare dei minuti la situazione non migliora più di tanto, ma ha il merito di riuscire sempre a creare qualcosa anche nella ripresa nonostante il nulla cosmico che gli arriva da dietro.
Tutto sommato buona anche la prestazione di Nicolò che lotta e combatte contro tutti e tutto praticamente da solo. Diciamo “sfortunato” a trovarsi difronte a un arbitro che non conosce il concetto di “fallo”, ma è ben ferrato su quelli decisamente troppo plateali per essere ignorati. Spesso affondato da interventi al limite del regolamento, si prende anche lui un cartellino giallo al minuto 62.
Cambi che iniziano al minuto 56 con Veretout che rileva l’armeno, poi con Sergio Oliveira per Zaniolo al 68esimo, e si chiudono con Felix e Viña per Pellegrini e Zalewski. Jordan non riesce a incidere come vorrebbe, la prolungata assenza dai campi di gioco lo ha arrugginito parecchio rendendo i suoi movimenti e idee lente e macchinose. Sergio per poco non trasformava in oro una palla magica che Tammy è riuscito a recapitagli ancora non si sa come, solo un grande Schmeichel gli nega la gioia del gol. Insufficiente minutaggio per gli ultimi due, per una valutazione credibile.
Un pareggio che ci può stare, contro una squadra sicuramente alla nostra portata, che lascia nelle mani della Roma la possibilità di andare a Tirana a giocarsi una finale di una competizione europea.
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