Per la trentatreesima giornata di Serie A, la Roma scende a Napoli per disputare quello che fu il derby del Sole. Orfani del proprio seguito, i ragazzi di Mourinho tornano in campo dopo la roboante vittoria di Conference League, approfittando di un giorno extra di riposo grazie alla sacralità della Pasqua.
Inizialmente il mister rinuncia a Mkitharyan e da fiducia al trio Pellegrini – Cristante – Sergio Oliveira, con tutti gli altri confermati in blocco rispetto alla partita di coppa. Ancora convocato, ma ovviamente indisponibile, Spinazzola che così prosegue il suo reintegro nella rosa giallorossa.
Pronti via e già dopo 10 minuti di gioco Rui Patricio si trova a dover raccogliere in fondo al sacco il rigore calciato da Insigne. Nonostante l’intuizione dell’angolo giusto, purtroppo il tiro è sufficientemente angolato e non c’è scampo per il nostro portiere. Nel corso della partita sarà protagonista di un paio di parate, non molto significative, e niente più.
Linea a tre con il blocco Mancini – Smalling – Ibanez. Ho letto di tutto sull’episodio del rigore causato da Roger, ma l’idea resta che se l’attaccante allarga la gamba per farsi colpire dal difensore non può essere mai rigore, che sia pro o che sia contro non importa. Non c’è l’intento di causare un danno alla punta né la possibilità di evitarlo, per di più se l’arbitro vede e giudica regolare il contrasto è assurdo che il VAR richiami il direttore di gara per rivalutarlo, considerando il fatto che non è una regola ferrea che viene applicata sempre ma più “a sensazione”. Per il resto la prestazione del brasiliano non è nemmeno negativa.
Solito monumentale Chris che, da quando ha raggiunto la solidità fisica necessaria, si conferma come il migliore difensore centrale del campionato. Non di giornata, ma di tutto il torneo. Oltre il 77% di interventi riusciti sottolineano l’importanza dell’inglese nell’ingranaggio difensivo della Roma, altro attaccante avversario semplicemente cancellato dal terreno di gioco per lui.
Gianluca gode della tattica napoletana di offendere spesso sulla fascia opposta per sfruttare l’inesperienza difensiva del quarto sinistro di centrocampo e della poca intesa con Ibanez, ma comunque tampona e riparte con fluidità sul suo lato sfiorando il gol di testa al minuto 65. Buon compleanno.
Cerniera mediana composta da Karsdorp – Cristante – Sergio Oliveira – Zalewski. Non una grandissima prova di Bryan che soffre il pressing dei padroni di casa e la poca assistenza di Sergio in fase di costruzione, nervoso e stanco prende un giallo dopo 16 minuti e finirà sostituito nell’intervallo: non si può sempre girare a mille. Chi ci mette un po’ troppo a trovare il ritmo giusto è proprio il portoghese che passa un primo tempo di studio degli avversari senza incidere né in un verso né nell’altro. Tutt’altra musica nella ripresa, almeno finché non verrà azzoppato e sostituito da Veretout al minuto 74. Mezz’ora buona, non può bastare però.
Zalewski è ormai il bersaglio preferito di tutte le avversarie della Roma, in quanto spesso tutte provano a puntare sulla sua inesperienza e scarsa attitudine alla fase difensiva per scardinare le maglie giallorosse e insinuarsi fino al portiere. Peccato che da Spezia – Roma ad oggi, la squadra abbia subito solo 3 gol in campionato in sette partite. Insistere su questa tattica sta portando solo vantaggi a Nico che ha l’intelligenza e l’umiltà di apprendere da ogni singola gara disputata diventando uno degli insostituibili di questa squadra.
Sul lato opposto Rick passa una serata tutto sommato tranquilla in fase difensiva in quanto Insigne spesso si abbassa allontanandosi dalla porta in fase di costruzione rendendogli facile la copertura. In fase d’attacco è sempre molto presente e pericoloso se preso individualmente, molto meno se lasciato libero di crossare, cosa che la retroguardia azzurra spesso gli concede. Gli manca sempre un centesimo per fare un euro, speriamo lo trovi presto.
Trequartista tuttocampista è capitan Pellegrini che contro i partenopei sfodera una prestazione gargantuesca fatta di mille milioni di piccole cose che, agli occhi degli inesperti commentatori da divano, passano in sordina. Ogni singola azione d’attacco passa per i suoi piedi e la sua visione di gioco è sempre a 360°; palla al piede è l’uomo più pericoloso e quello più abile a saltare l’uomo, cosa che gli riesce con una facilità a tratti disarmante; prezioso anche in fase di copertura e interdizione, gli manca solo il gol per portare a casa la partita perfetta.
Chiudono l’undici di partenza Zaniolo e Abraham di punta. Quando tutti si aspettano che sia Tammy il terminale offensivo della Roma, ecco che in realtà è lui che si abbassa sulla trequarti per ricevere e smistare, lasciando a Nico il compito di creare spazio e ansia alla retroguardia napoletana. Agisce principalmente lontano dalla porta cerando di dare un contributo significativo alla costruzione dalla manovra offensiva, cosa che gli riesce benissimo al 91esimo quando libera il compagno di tacco per il gol del pareggio. Prezioso.
Come detto prima, Zaniolo è il vero attaccante della squadra. Spesso lanciato nell’uno contro tutti in contropiede, riesce a spezzare da solo il ritmo degli avversari difendendo il pallone fin quando può. Malamente assistito dai compagni che non lo supportano per tutto il primo tempo, offre lo stesso una prestazione solida e convincente fino a che non cede la caviglia. Ottima prosecuzione della partita di coppa, ma ogni tanto dovrebbe ricordarsi anche di passare il pallone.
Cambi che iniziano all’intervallo con Henrikh che rileva Bryan e di fatto rivoluziona la partita portando quella rapidità nel giro palla che tanto era mancata nella prima frazione. Più fresco e lucido del compagno, cambia i tempi della Roma permettendole di schiacciare gli avversari nella loro metà campo per tutta la seconda frazione. Si prosegue fino al minuto 74 quando El Shaarawy e Veretout prendono posto per Zalewski e un acciaccato Sergio Oliveira. Il faraone entra subito in campo con la grinta giusta rendendosi incubo a ogni ripartenza. Suggella una buonissima prova con il gol del pareggio al primo minuto di recupero.
Jordan, ormai un po’ ai margini del progetto, entra nel match senza infamia e senza lode, non apportando particolari modifiche all’impianto di gioco, ma riuscendo a concludere il match senza sbavature. Chiudono i cambi Carles Perez per Mancini e Felix per Zaniolo, entrambi seri protagonisti nell’azione del pareggio iniziata dalla nostra metà campo e finita a suon di tocchi di prima e veli preziosi con il gol di Stephan. Un tempo la panchina era un problema, ora è una risorsa.
La Roma, di nuovo, aggiusta tutto negli ultimi minuti dimostrando una solidità mentale e fisica che da tempo immemore non si vedeva a queste latitudini, che piaccia o meno la mano del mister si vede e come e dopo aver “riparato” la testa dei giocatori ora si vedono anche schemi e moduli ben studiati ed eseguiti sul campo. Chi lo nega, semplicemente è fazioso o non capisce di calcio.
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