Torna la Serie A e si torna a scrivere sulle pagine di Noi e la Roma, chiedo venia per aver saltato la coppa, ma ci sono cose chiamate imprevisti e priorità che mi hanno costretto. Davanti a 65 mila innamorati cronici, la Roma affronta l’ultima in classifica nelle più classiche delle partite insidiose e storicamente ardue per i nostri colori.
Tolto Pellegrini squalificato, Mou porta in panchina Spinazzola reduce da qualche allenamento coi compagni. Non entrerà in campo, ovviamente, ma tutto fa brodo nel ri-ambientamento di questo ragazzo, panchine incluse. Mancini, non ancora al 100% si accomoda in affianco al mister e Felix ritrova una maglia da titolare così come El Shaarawy, con Mkhitaryan dietro le due punte; si chiude la formazione con la solita difesa a tre e centrocampo a quattro.
Rui Patricio risponde presente già al minuto 11 alla botta centrale, ma forte, di Ederson deviando il tiro in corner. Nulla può al 21esimo sulla gran botta di Radovanovic che buca la barriera e le sue manone per il gol del vantaggio degli ospiti. Salva poi il risultato e in pratica decide la partita con un gran intervento su Kastanos al 72esimo. Anche oggi, Rui c’è.
Kumbulla – Smalling – Ibanez formano il trio difensivo a guardia della porta difesa dal compagno portoghese. Marash gioca solo un tempo sul centro destra, nonostante le migliori prestazioni le abbia offerte dall’altro lato della difesa. Non gioca male e la sua sostituzione nell’intervallo è dettata da un cambio di modulo, atto a recuperare il risultato. Sarà solo il primo di una lunga serie.
Roger si accomoda sul centro sinistra, nonostante alcune buone prove sull’altro lato difensivo. Chiude molto bene le vie centrali e ha gioco facile sulle punte granata, troppo ampia la forbice tra le capacità difensive del brasiliano e quelle offensive degli avanti salernitani. Altra prestazione da incorniciare anche per Chris che, non pago di giganteggiare nel suo reparto di appartenenza, al minuto 84 si butta in avanti e ribalta la partita segnando il gol vittoria che fa esplodere lo stadio.
Linea mediana con Karsdorp – Cristante – Sergio Oliveira – El Shaarawy. Stephan rientra tra i titolari dopo tempo immemore (davvero, non ricordo quando ha giocato l’ultima partendo dall’inizio) e gioca un discreto primo tempo con qualche buona trama e un paio di allunghi dei suoi. Il fiato gli manca e la condizione pure, tant’è che spesso sbaglia le ultime scelte proprio quando servirebbe lucidità e freddezza.
Due motorini instancabili sono Bryan e Sergio, che a turno si abbassano in costruzione nel primo tempo e, soprattutto il portoghese, si lanciano in avanti in fase offensiva cercando di dare una mano al solitario armeno dietro le punte. Questo grande sforzo di movimento li porta a un surplus di lavoro che svuota i serbatoi della loro energia e inficia la qualità delle loro giocate che, nel tempo, perdono di efficacia e imprevedibilità risultando troppo scolastici e prevedibili. Finiranno entrambi sostituiti, un po’ per scelta tecnica un po’ perché non ne avevano più.
Chi gioca tutto il match è invece Rick, che parte da esterno di centrocampo, passa per fare il terzo di difesa e chiude portandosi prepotentemente in attacco in sovrapposizione costante sulla fascia destra. Nel primo tempo ha molto spazio e tempo per cercare un cross per le punte, ma non riesce mai a trovarle con precisione anche per responsabilità non sue, ma più dei compagni d’attacco. Una buona gara, impreziosita da qualche trama interessante che squarcia il muro difensivo imbastito nel secondo tempo dagli ospiti.
Lasciato solo di raccordare e costruire gioco per le punte, Henrikh cerca una mattonella in cui pungere e infastidire gli avversari, ma finisce spesso raddoppiato e abbattuto dalla marcatura studiata dal mister Nicola. Non si abbatte e cerca sempre di restare lucido e proprio questa sua freddezza la porterà a servire a Carles Perez la palla per il pareggio, ben sfruttata dallo spagnolo. Decisivo, in positivo, anche quando non gioca così e così.
Felix dimostra di avere un certo ascendente esoterico sul mister che, nonostante prestazioni spesso inconcludenti e insufficienti, si fida e si affida spesso a lui. Ripetiamoci sempre che è un ragazzo che fino a un anno fa giocava in primavera, che ha pochissima esperienza tra i grandi e che deve maturare e crescere. Va lasciato sbagliare e va aspettato, rispettato e incoraggiato sempre. Però, tolti alcuni spunti interessanti, anche oggi spreca una grande occasione per far vedere di poterci stare in questa squadra. Non a caso verrà sostituito da Carles Perez, l’uomo del pareggio giallorosso.
Abraham conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di cavarsela molto meglio con le due mezze punte dietro che con un compagno affianco. Tolto Mayoral, che per caratteristiche di gioco era il suo compagno ideale, né Felix né Shomurodov si sposano bene col gigante d’ebano venuto da Albione. Gara che non passerà alla storia come una delle migliori offerte dall’inglese, ha però il merito di muoversi tanto, prendere un sacco di botte e aiutare la squadra in costruzione. Oggi, però, chiude il match senza mai essere arrivato al tiro.
Come detto, Mou riscrive la formazione già nell’intervallo inserendo Zaniolo per Kumbulla. Nico entra bene in partita e si carica la Roma sulle spalle desideroso di risolverla da solo. Questo è il suo più grande limite, attualmente, perché si ostina a voler giocare in solitaria e a dialogare poco coi compagni. Certo, è una macchina infernale e se non ben contenuto è potenzialmente letale per tutte le difese, ma proprio contro squadre che si chiudono e fanno muro sarebbe più opportuno passare il pallone piuttosto che fare tutto da solo. Ci arriverà o ce lo faranno arrivare.
Triplo cambio poi al minuto 67 con l’ingresso di Carles Perez, Zalewski e Shomurodov per Felix, El Shaarawy e Sergio Oliveira. Lo spagnolo infila alle spalle di Sepe un delizioso bon bon di barcelloniana memoria e porta la tenzone sull’uno a uno. Il giovane polacco ha attualmente una marcia in più e nei pochi minuti a disposizione spariglia la fascia comandando i movimenti dei compagni a aumentando esponenzialmente la pericolosità offensiva della Roma. Eldor tiene in apprensione la difesa avversaria costringendola agli straordinari per arginarlo. Tutti e tre cambiano il volto a una partita che si era messa male, casualmente, e si stava concludendo peggio.
Ultimo entrato Veretout per il capitano di giornata Cristante che, grazie alla perfetta punizione battuta al minuto 84, offre a Smalling la palla del definitivo 2 a 1 da tre punti. Oltre a questo, una buona prova fatta di corsa, contrasti e piccoli compiti di regia.
La Roma continua la sua striscia di risultati utili consecutivi, risalendo al quinto posto, mantenendo invariato il distacco tra le inseguitrici e chi le sta davanti. Gioca una buona partita e alla fine raggiunge il massimo risultato strappandolo dalle unghie del fato avverso. Questo era l’importante, questo è ciò che abbiamo fatto.
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