Ottavi di ritorno di Conference League tra la Roma e gli olandesi del Vitesse. A pochi giorni dal derby, gli ospiti pensano bene di camuffarsi (male) da sbiaditi per cercare l’effetto sorpresa e in parte gli riesce pure. Pochi cambi tra i titolari nello scacchiere mourinhano con Matiland-Niles ancora titolare, Veretout al fianco di Mkhitaryan a centrocampo, Ibanez centro-destra difensivo al posto dello squalificato Mancini con Kumbulla dall’altra parte e Pellegrini trequartista dietro Zaniolo e Tammy.
Dopo due minuti di gioco c’è una punizione da distanza piuttosto marcata ben calciata dagli ospiti che Rui Patricio smanaccia via dallo specchio della porta prima che Kumbulla chiuda in corner. Poi assolutamente più nulla fino a che Wittek non estrae il coniglio dal cilindro e lo buca col gol della vita. La partita del nostro portiere, sostanzialmente, finisce qui. Due tiri subiti in novanta minuti, una punizione da centrocampo e un bolide imparabile.
Linea a tre difensori con Ibanez a destra, Smalling al centro e Kumbulla a sinistra. Marash è in un ottimo stato di forma, sia mentale che fisico, e offre agli astanti una prestazione buona ed efficace. Concentrato, pulito, preciso e sempre ostico in marcatura, non sbaglia praticamente mai. Al limite della perfezione anche Chris, ma non è una novità. L’inglese, da quando ha raggiunto una forma fisica ideale, è sempre tra i migliori sia come muro davanti all’area di rigore, sia come primo saltatore nei rinvii lunghi degli avversari a scavalcare il centrocampo. Perfino Roger beneficia della nuova posizione risultando più concreto in fase di possesso palla e sempre molto attento nelle preventive e negli interventi. A volte troppo irruento e pericoloso, prende un giallo sacrosanto per un tentato omicidio sulla trequarti. Anche meno.
Linea a 4+1 sulla mediana con, a partire da destra, Maitland-Niles – Veretout – Mkhitaryan – Viña dietro la mezza punta capitan Pellegrini. Qui ci sarebbe da disquisire parecchio sulla prestazione di tutti. L’inglese gioca una partita prudente e timida, troppo anche. Impacciato e insicuro col pallone tra i piedi non combina niente di buono in costruzione, ma è sempre nel posto giusto in copertura.
Jordan lo stesso: talmente preoccupato di schermare le vie centrali davanti la difesa che non si stacca mai dalla linea mediana e azzera le incursioni che erano il suo marchio di fabbrica. Basico nel palleggio, cerca sempre la cosa più facile in assoluto senza mai prendersi una responsabilità in impostazione. Siccome non c’è due senza tre, anche Mathias si unisce al gruppo offrendo la stessa minestra dei due compagni, ricalcando pari pari gli stessi errori dell’ex Arsenal sull’altra fascia.
Spento dall’indolenza dei compagni che di offendere non ci pensano proprio, l’armeno gioca una partita sottotono rispetto alle ultime uscite. Non per questo, però, si può giudicare insufficiente la sua prestazione, perché è evidente la sua rinuncia a qualsiasi velleità offensiva, una volta riconquistata la sfera, per mancanza totale di sbocchi. Un po’ lo stesso discorso che si può applicare a Pellegrini, del resto. Trovandosi nella metà campo avversaria viene scarsamente servito dai compagni e gioca una mole risibile di palloni che di fatto annientano quelle che sono le sue peculiarità. Come tutti, ci mette anche del suo, ma le colpe sono da dividere equamente coi compagni.
Altri due che risentono dannatamente della scarsità di rifornimenti decenti sono Zaniolo e Abraham. Se, però, abbiamo un inglese che di riffa o di raffa il gol alla fine lo segna portando, di fatto, la Roma ai quarti di finale, dall’altro lato abbiamo un Nico indolente e superficiale che, ancora, gioca col freno a mano tirato. Sembra che l’input ricevuto sia quello di fare il minimo indispensabile per non farsi male e di preservarsi il più possibile per la prossima partita e infatti è ciò che fa, ma esasperando il concetto fino a costringere il mister a tirarlo fuori e a prendersi una razione mignon, meritata, di fischi.
Gli ospiti passano in vantaggio dopo un’ora di gioco e cinque minuti più tardi Mou rivoluziona il centrocampo inserendo Karsdorp, Cristante ed El Shaarawy per Maitland-Niles, Veretout e Viña. Inutile sottolineare che i tre nuovi entrati porteranno una nuova linfa alla squadra svegliando i compagni da quel torpore atarassico in cui erano caduti. Il faraone ci metterà un po’ a entrare in regime, ma alla fine sarà lui a confezionare il pre-assist per Rick che, molto intelligentemente, servirà un bocconcino a Tammy da spingere delicatamente in porta. Molto più propositivo l’olandese rispetto al compagno che gli ha fatto posto, tanto da riuscire in venti minuti in cose che l’altro aveva prontamente fallito in 65.
Si continua poi con Felix che prende il posto di Zaniolo al 78esimo e con Bove che richiama in panchina Pellegrini al minuto 91. Ingiudicabili, anche se Afena qualche movimento interessante l’ha comunque fatto.
La Roma gioca seriamente al calcio soltanto gli ultimi 25 minuti dopo lo svantaggio, riuscendo a pareggiare una partita contro un avversario che definire modesto sarebbe un complimento. Se da un lato tanto “risparmio” può far piacere in vista della prossima partita, dall’altro indispone molto dopo tutte le promesse e le premesse di questa competizione: se la vogliamo portare davvero a casa, questa coppa, giocando così non ci riusciremo mai.
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