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Inter 2 Roma 0

Quarti di Coppa Italia che vedono l’Inter di Inzaghi desiderosa di rifarsi dopo lo smacco del derby e la Roma di Mourinho reduce dall’ennesimo scandalo arbitrale. Si gioca nella “bellissima” Milano, in quel che è il primo ritorno del portoghese tra la sua ex gente. Scontato e poetico il bel tributo per l’allenatore ospite.

Si parte con la solita formazione obbligata tra scelte tecniche, infortuni e chi più ne ha più ne metta con Maitland-Niles che si accomoda in panca e lascia la fascia sinistra a Viña, in più Veretout ritrova una maglia da titolare con Cristante inizialmente di riserva.

E se nemmeno Rui ride più nelle foto, c’è da preoccuparsi…

Rui Patricio non ha nemmeno il tempo di posare l’asciugamano dietro la porta che Dzeko segna subito l’uno a zero ben servito da Perisic che si beve un annacquato Karsdorp dopo 120 secondi, più o meno. Ripartenza da metà campo e dopo 5 minuti Barella sfonda la traversa con un tiro dalla distanza. Nei successivi 5 è pronto a disinnescare altri due attacchi. Nel secondo tempo miracola ancora su Barella per poi arrendersi alla fucilata di Sanchez. Se non ha malmenato qualcuno nello spogliatoio stasera non lo farà più.

Trio difensivo con ManciniSmallingIbanez. Se Rick è stato bellamente saltato con estrema facilità, sul gol del vantaggio una manona la da anche l’inglese che buca completamente l’intervento di testa lasciando al bosniaco la porta spalancata per segnare. Poi si riprende abbastanza bene, ma ormai il danno è fatto. Impresentabili anche Roger e Gianluca che stasera in due non ne fanno uno buono. Velo pietoso triplo.

Centrocampo con KarsdorpVeretoutOliveiraViña dietro i trequartisti Zaniolo e Mkhitaryan. L’olandese, l’ho già detto due volte, non parte bene e non da segni di vita se non nei primi minuti del secondo tempo in cui balza agli onori della cronaca per tre interventi difensivi decenti. Irritante la sua involuzione sui traversoni, ma come ha fatto l’anno scorso a farne sei? Mistero.

Però almeno quando può una pezza ce la mette sempre.

Inutile Jordan. Troppo poco? Inutile e dannoso il francese. Assolutamente fuori da ogni schema di gioco, corre a vuoto nel pressing, non indovina un contrasto che sia uno e palla tra i piedi è deleterio e irritante. Il gemello scarso del bel centrocampista che fu. Sergio predica bene, ma razzola male: potrebbe innescare belle trame e avrebbe pure tempo e piedi per farle, ma finisce sempre per tenere troppo la palla e farsi recuperare e scippare della sfera. Finirà sostituito per la seconda partita di fila. Leggermente meglio il terzino uruguaiano, ma solo perché l’Inter di attaccare sulla sua fascia non ha nessuna voglia e ciò lo esenta da brutte figure difensive come quelle che, purtroppo, propone in attacco.

In questo inedito centrocampo a 4+2, una pessima figura la fanno anche l’armeno e Nico. Il primo si accende tardi, male e per troppo poco tempo, il secondo ormai gioca solo per fare dispetto agli arbitri per vedere quanto tempo ci metteranno per ammonirlo, risposta: 36 minuti per una spallata innocua. Un pochino meglio nei primi 20 minuti della ripresa, nell’unica frazione “giocata” dalla Roma, ma comunque assolutamente insufficienti entrambi.

Solo come il neurone di Abisso, Abraham passa il primo tempo a chiedersi che ha fatto di male per meritarsi una serata come questa. Vede meno palle di un albero di Natale a luglio e non riesce a incidere sul match. Nel secondo tempo, giustamente, si stufa e comincia a fare le cose da solo mostrando i numeri migliori. Si eclissa dal raddoppio in poi fino a rompersi a due minuti dalla fine dei tempi regolamentari. Ci mancava solo questa.

Scene troppo familiari ultimamente…

Kumbulla in campo nella ripresa al posto di un infortunato Ibanez, poi entreranno anche Cristante, Pellegrini, El Shaarawy e Felix ma nessuno di loro riuscirà a cavare un ragno dal buco. Così finisce l’agonia di questa Coppa, con una Roma mai in partita, mai vogliosa e mai tecnicamente in grado di opporre una minima resistenza allo strapotere interista.

Il problema è uno solo: noi tifosi ci accaloriamo per un non nulla, ci affezioniamo ai giocatori che ci fanno vincere una partita e subito gridiamo al fenomeno se qualcuno inanella due buone prestazioni consecutive. La verità, forse, è che Ibanez è troppo acerbo, Mancini non è adatto alla difesa a tre, Karsdorp non è quella locomotiva che credevamo, Jordan e Bryan stanno pesantemente deludendo (soprattutto il francese) e Viña deve ancora calarsi nella nuova realtà. Non abbiamo cambi decenti, i titolari sono con la spia della riserva accesa e in più ci si mettono squalifiche e infortuni a completare il quadro.

Abbiamo un portiere, un difensore centrale, forse un paio di centrocampisti e un trequartista con una punta e “mezzo” che sono effettivamente “da Roma”, ma con 7 giocatori non completi nemmeno la distinta iniziale, figurati affrontare un campionato e due coppe. Manca la qualità, manca la voglia di fare la differenza, manca la tecnica in alcuni uomini e in altri l’attitudine alla corsa e al sacrificio. Attualmente, nonostante i ripetuti furti perpetrati da una classe arbitrale indegna di un paese civile, la rosa della squadra corrisponde al settimo, ottavo posto della classifica.

L’ultimo che faceva miracoli l’hanno scudisciato e crocefisso, non chiediamoglieli. Lasciamolo lavorare.

Mou sarà pure bravo e avrà giustamente sottolineato come servirà tempo per mettere in piedi un qualcosa di decente, ma non gli si può chiedere di compiere miracoli e tirare fuori conigli dal cilindro. Consapevoli dei nostri limiti, dobbiamo stringerci sempre di più attorno a questa squadra e non lasciarla mai sola: perché se li abbandoniamo anche noi allora si che sarà veramente una sconfitta.

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