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Roma 1 Torino 0

Approfittando di qualche minuto di distrazione di Giove Pluvio, si gioca sul verde prato dell’Olimpico la partita tra i padroni di casa della Roma e la prima squadra di Torino. Gara insidiosa giocata alle 18 dopo un turno di coppa europea disputato meno di 72 ore fa dagli uomini di Mou.

Privo di Spinazzola, Cristante, Villar infortunati e con Veretout squalificato, il mister estrae dalla naftalina Diawara e lo piazza al centro affianco al capitano, ripropone Smalling al centro nella difesa a tre e conferma Zaniolo accanto ad Abraham. Solito schema con la difesa a tre, centrocampo a quattro, un trequartista e due punte.

In porta un attento Rui Patricio fa buona guardia della rete giallorossa, sventando due volte su Praet in 20 minuti e di nuovo due volte nel giro di tre nel secondo tempo: prima sventando una bordata da fuori di Brekalo e poi uscendo a valanga sul granata in area piccola all’altezza del palo. Bello, bravo, forte e sicuro, blinda la porta e ci fa dormire sonni tranquilli. Ministro della difesa ad honorem.

Vi siete spaventati?

Difesa composta dal trio IbanezSmallingMancini, con l’inglese che rientra in campionato dopo una lunga sosta e non pago di ciò si porta a casa il premio come uomo partita. Semplicemente sontuoso e perfetto in tutto, annulla Belotti per tutto il tempo in cui è stato in campo e comanda la difesa con sicurezza e personalità. Al suo fianco due bei mastini come Roger e Gianluca che assurgono a Guardia di Porta e Mastro di Chiavi. Ringhiosi, cattivi, concentrati e puntuali chiudono ogni spazio preventivamente e spengono sul nascere ogni velleità offensiva del Toro.

Centrocampo con Karsdorp ed El Shaarawy sulle fasce. Rick è in una forma invidiabile, meno propenso alla spinta rispetto alle altre volte, gioca una partita prettamente difensiva fatta di ottime chiusure, interventi duri ma regolari senza mai accennare un secondo di appannamento. Il faraone, dall’altro lato, è quello che si propone maggiormente, ma comunque sempre dando precedenza alla copertura. Insuperabile in difesa, non concede mai il fondo agli uomini di Juric costretti al cross dalla trequarti, facili prede per quelli dietro. Monumentali.

Al centro, come detto, la coppia DiawaraPellegrini, almeno per i primi 15 minuti. Si perché il capitano è costretto a dare forfait dopo un quarto d’ora e lasciare il campo a un volenteroso e irreprensibile Carles Perez. Come già visto l’altra volta, lo spagnolo si trova bene nel ruolo di centrocampista incursore con licenza di attaccare e offre una prova convincente in interdizione.

Con questa grinta qui, ragazzi!

Amadou, dal canto suo, segue le orme di Kumbulla e gioca una partita fatta di cose semplici, genuine, dal sapore di una volta. Non disdegna lo scontro fisico e qualche volta riesce pure a vincerne qualcuno, ragiona bene con la palla tra i piedi e non combina guai. La cura Mourinho funziona? Il tempo, ragazzi…solo il tempo ce lo dirà. Intanto, bene così.

Libero di fare quel cavolo che gli passa per la testa e di trovarsi la mattonella a lui più congeniale è il treno armeno. Il numero 77 è tornato in palla e si vede, ottimo rifinitore per la punta per il gol partita, non disdegna qualche sortita in fase difensiva dove è preziosa la sua presenza anche per innescare repentine ripartenze una volta conquistata palla. Ottima partita, di nuovo.

Croce, per gli altri, e delizia, per noi, la coppia offensiva ZanioloAbraham. Cominciamo col dire che i due hanno bisogno di giocare insieme, tanto anche. La chimica tra i due c’è, ci si può lavorare, quello che manca sono gli automatismi. Spesso si isolano giocando ognuno per conto suo, quando però formano la coppia che Mou gli chiede di essere risultano devastanti e imbarazzanti per superiorità. Certo, se ogni tanto si fischiasse qualche fallo su Nico non sarebbe male, ma il velo con cui libera Tammy per l’uno a zero è pura sincronia calcistica.

Sembra facile, vero? Per lui lo è.

Tammy, d’altro canto, si batte come un leone su ogni palla alta, facendo scudo col suo corpo d’ebano, prendendo botte e difendendo la sfera come fosse la sua amata. C’è un non so che di rassicurante vederlo danzare sul pallone e assisterlo libero di concludere a rete, come se in cuor nostro tutti sapessimo già l’esito della giocata. Inutile nasconderlo, è un signor giocatore che sta completando il suo periodo di assestamento al nuovo campionato. Questo Abraham non è nemmeno la metà di ciò che è in grado di essere, credetemi.

Detto del cambio al 15esimo di Perez per Pellegrini, tutto fila liscio senza scossoni fino al minuto 86 quando Viña rivede il campo al posto di El Shaarawy e Kumbulla non rileva proprio Carles per aumentare i centimetri in area di rigore in vista degli attacchi disperati di coloro ai quali non è stata fatta visita dalla Guardia di Finanza.

Una partita di cuore, fatta di sacrificio ed abnegazione, lottata, voluta e conquistata da una squadra che, come ci aveva promesso il mister, entra in campo sempre con la voglia di vincere. Abbiamo preso il toro per le corna e ne abbiamo fatto un bel boccone.

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