D’accordo, la Roma termina questo primo derby dell’era Mourinho, perdendo 3-2 e ci può anche stare.
Lasciando le opportune analisi a J.D., mi preme rimarcare due cose che – a mio avviso – reputo importanti.
Partita dopo partita, la Roma sta assorbendo la personalità dello Special One soprattutto a livello di orgoglio e di carattere. Le statistiche di questo Lazio-Roma parlano chiaro con 20 tiri effettuati dai giallorossi contro gli 8 dei biancocelesti. Così come i corner battuti che sono stati 9 contro 1. Si opinerà che nelle partite ciò che conta è il risultato. Concordo pienamente ma, trattandosi non di una disamina tecnica o statistica, piuttosto di un umorale commento del sottoscritto, tiro dritto pensando alla personalità che sta assumendo la truppa romanista.
Certi particolari si notano eccome, ed è questa la seconda cosa che mi preme evidenziare. Al termine dell’incontro, mentre nel versante della Nord ci si divertiva con quaglie ed uccelli in generale, il nostro mister ha radunato i suoi giocatori in mezzo al campo e, al centro di un circolo di atleti, ha parlato apertamente. Cosa abbia detto è una cosa che resterà chiusa all’interno di quel virtuale spogliatoio ma l’episodio è sicuramente stato molto significativo soprattutto per i calciatori delusi dal risultato finale che, invitati dal loro allenatore, si sono poi recati sotto la Sud per ricevere meritati e convinti applausi.
Tutti i tifosi hanno potuto notare quel sudore che hanno sempre reclamato nel nome dei colori e la rabbia dipinta sui volti di uomini delusi dal risultato, ma fieri di quello che hanno fatto per poterlo mutare in modo positivo.
Si potrà discutere sul fallo da rigore commesso su Zaniolo e non reputato tale dall’arbitro. Fallo che se fosse stato confermato dal VAR, avrebbe assegnato un rigore per la Roma e, soprattutto, evitato l’azione di contropiede conclusasi con la rete dei laziali.
Mi piace anche segnalare che il derby ha mostrato ampi miglioramenti nella tenuta atletica, e anche psicologica, di Zaniolo che ha fatto una partita devastante. L’agonismo che non aveva dimostrato nelle partite precedentemente disputate, è riapparso in occasione del derby anche se non è stato battezzato da un meritato gol bensì dal solito – e settimo – legno colpito.
Cosa dire alla fine di questo derby che non ci ha portato punti ma solo amaro in bocca, è che ogni romanista può trarre da sé le conclusioni più opportune ricordandosi che nulla è perduto in un campionato che dev’essere considerato una sorta di allenamento per diventare grandi e con lo Special One. Sappiamo che questo è possibile.
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