Torna la Serie A, tornano le emozioni a tinte giallorosse, torna il nostro appuntamento con l’analisi a freddo della partita. Turno complicato per gli uomini di Mourinho alle prese con la prima trasferta in un campo difficile, come solitamente sono quelli delle neopromosse soprattutto a inizio stagione. Il risultato lo conosciamo tutti, quindi non tergiversiamo ulteriormente e sprofondiamo nell’analisi del match.
Roma che farà a meno dell’infortunato Smalling, in ritorno dopo la pausa per le nazionali, e dello squalificato Zaniolo, sorprende e non poco la scelta di mandare in tribuna Villar da parte di Mou. Qui permettetemi una piccola parentesi, doverosa: sarà che successivamente all’uscita di questo pezzo il ragazzo verrà ceduto, ma credo che questa tribuna sia l’ennesimo colpo da maestro del mister. Dopo l’uscita social infelice, a dire il vero più di una, il ragazzo è stato giustamente difeso in prima battuta dall’allenatore che non solo l’ha portato in panchina, ma gli ha concesso anche minuti contro i turchi all’Olimpico. Chiusa la questione sul versante pubblico, con la tempesta lasciata alle spalle, ecco che arriva la punizione con il giocatore spedito in tribuna a meditare sulle sue azioni. Il bastone e la carota non vanno per forza usati in questo ordine, si possono anche invertire.
Torniamo alla partita e salutiamo con un abbraccio l’inoperoso Rui Patricio che torna negli spogliatoi lindo e pinto senza bisogno di farsi la doccia. Cena pagata a tutti i compagni davanti.
Linea a quattro i difesa con Viña terzino sinistro, costantemente in avanti per quasi tutto il match per creare superiorità numerica e cercare di allargare le strette maglie della difesa salernitana, aiuta a sbloccare la tenzone trovando libero il capitano in area di rigore. Ottimo anche in fase difensiva, più gioca e più migliora.
Al centro confermatissimi Ibanez – Mancini. Roger ci mette la testa e per poco non ce la lascia, sfoderando l’ennesima prestazione da leader difensivo. Sempre presente in marcatura, annulla di fatto Bonazzoli prima e Simy poi, lasciandosi andare anche a chiusure in anticipo importanti e puntuali. Quando in difficoltà, raramente, la palla la spazza in tribuna e da tempo e modo alla squadra di accorciarsi e riprendere posizione.
Gianluca giostra da regista difensivo dettando i tempi dell’uscita del pallone dalla difesa verso il centrocampo. Libero di muoversi dato la pochezza offensiva del reparto d’attacco avversario, passa una serata tutto sommato tranquilla, sfiorando anche il gol nella prima frazione.
Chiude il reparto arretrato un buon Karsdorp. Lo dico ora, prima che scoppi la bolla: Rick al momento è un passo indietro rispetto al giocatore visto l’anno scorso. Sempre più che buona la sua prestazione, è più timido in fase di spinta e meno preciso nella gestione del pallone. Poco intraprendente, spesso si rifugia verso il centro o all’indietro quando potrebbe anche tentare di sfondare in avanti. Certo, se quando gioca male prende 7 in pagella, possiamo stare comunque tranquilli e goderci l’olandese.
Cristante – Veretout colonne portanti della linea mediana della Roma, ormai si conoscono e si completano, fondendosi in un sol uomo. Quando c’è da costruire, Bryan si posiziona davanti alla difesa lasciando libero Jordan di inserirsi e fare male; quando c’è da interdire i due si affiancano e si stringono chiudendo ogni spazio al centro e costringendo gli avversari ad allargare il gioco sulle fasce, dove i compagni hanno la superiorità numerica. Terzo gol in due partite per il francese che festeggia nel migliore dei modi la convocazione con la nazionale transalpina.
Prima linea offensiva composta da Carles Perez, chiamato a coprire il buco lasciato dallo squalificato Zaniolo, capitan Pellegrini e Mkitharyan. Lo spagnolo ha voglia di fare, troppa, e questo lo porta a giocare un primo tempo egoista. Mou evidentemente gli dice qualcosa negli spogliatoi e Carles si mette al servizio della squadra. Sarà sicuramente un caso se nel secondo tempo la Roma rompe gli argini e riesce a infilare 4 palloni alle spalle di Belec.
Sontuosa la prova dell’armeno, che come al solito invece è sempre al servizio della Roma. Quando non riesce ad essere terminale ultimo delle azioni, rifinisce che è un piacere per i compagni, sfruttando la sua classe e la sua visione di gioco. Sornione e invisibile per larghi tratti, convince i difensori che non sia in giornata, ma appena questi lo lasciano libero di muoversi eccolo che d’improvviso si ridesta punendo senza pietà gli ingenui opponenti. Velenoso e mortale.
“Se avessi a disposizione tre Pellegrini, giocherebbero tutti e tre”. Detto: fatto. Il capitano parte dietro la punta, si abbassa per costruire gioco, lotta su ogni pallone anche in fase di copertura, segna due gol e smista sfere a destra e sinistra come se fosse la cosa più facile da fare. Mou deve essersi sbagliato e infatti ne schiera cinque di Lorenzo, due dei quali suggellano la vittoria giallorossa con due gol molto importanti. Uno, trino e pure di più.
Chiude l’undici titolare l’uomo d’acciaio venuto dal nord: Tammy Abraham. Vederlo giocare è come assistere ad una opera teatrale durante la partita, uno spettacolo nello spettacolo: si sbraccia, comanda, chiede, sprona, gesticola e si incazza di continuo tenendo i compagni sempre al massimo della concentrazione. Vuole il gol, lo brama, ne sente l’odore e per lunghi tratti ne è ossessionato, finché alla fine non lo trova, quando ormai aveva quasi smesso di cercarlo. Un tiro all’apparenza svogliato, pigro, con quella torsione sul piede d’appoggio di chi sembra ti stia facendo un favore, un tiro maleducato che bacia appassionato il palo prima di fare l’amore con la rete. Esulta Tammy, esulta Roma.
Dal minuto 69 fino al minuto 81 parte la girandola dei cambi con l’ingresso di El Shaarawy per Mkitharyan, seguito da quello di Shomurodov per Perez e chiuso dal trittico Calafiori – Diawara – Borja Mayoral per Viña, Veretout e Abraham. Sempre voglioso Stephan che sfoggia una buonissima prova a discapito del minutaggio, poco fortunato l’uzbeko che sfiora il gol nei minuti finali. Sostanzialmente non giudicabili gli altri tre.
La Roma dei romanisti, guidata da Mourinho, centra la quarta vittoria in quattro partite ufficiali; segna 14 gol subendone solo due e mostra una maturità e una concretezza specchio riflesso del suo condottiero. La squadra sorniona aspetta il momento giusto, fingendosi pecora per studiare il rivale, salvo poi gettare la maschera, mostrarsi lupa e azzannare senza pietà i punti deboli colpendo per far male. La stagione è lunga, arriveranno i pareggi e arriveranno le sconfitte, ma noi saremo sempre qua: al suo fianco.
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