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Roma 1 – Ajax 1 La Caduta di Aiace

Aiace Telamonio era un valoroso combattente greco, secondo solo ad Achille. Gigantesco e forte, si riparava con uno scudo grande come una torre. Cieco di rabbia per non aver ottenuto le armi dell’eroe dopo la sua morte, prima uccide un montone scambiandolo per Ulisse e poi si suicida gettandosi sulla sua stessa spada. Fu proprio l’odiato rivale a convincere i greci a dargli degna sepoltura, nonostante tutto, per non offendere le sacre leggi degli dei.

Mandare un arbitro di Manchester a dirigere la partita che decreterà chi sfiderà lo United in semifinale non è stata una grande idea, cara UEFA

Amiche e amici di Noi e la Roma, benvenuti in questo nuovo articolo in cui andremo a rivivere le emozioni del ritorno dei quarti di finale di Europa League tra Roma e Ajax. Comodi? Iniziamo!

Fonseca si affida al collaudato 3 – 4 – 2 – 1 schierando Pau Lopez in porta, linea difensiva con Ibanez, Cristante e Mancini, centrocampo formato da Calafiori, Veretout, Diawara e Karsdorp con Pellegrini e Mkitharyan dietro l’unica punta Dzeko.

Torna tra i pali Pau dopo il riposo in campionato e tornano le insicurezze con la palla tra i piedi, tipiche del portiere spagnolo. Al 12′ rischia la frittata servendo Anthony invece di Calafiori e ci vuole un grande intervento difensivo di Diawara ad impedire il gol. Vantaggio olandese che arriva ad inizio ripresa con Brobbey su cui resta il dubbio di un’uscita infelice del numero tredici. Chiuderà la partita come unico difendente non ammonito, recordman.

Le maglie della Roma sono tutte belle, ma questa è davvero un capolavoro. Quando poi si vince lo è ancora di più.

Grande prova di Roger contro i lancieri: mette il fisico ovunque, lotta come un leone e saltarlo è quasi impossibile. Leggermente impreciso con la palla tra i piedi, tenta comunque sortite offensive aumentando il tasso di pericolosità della Roma. Dopo il fischio finale lo vediamo faccia a terra con le mani in volto ancora incredulo di ciò che ha raggiunto con la squadra: molto romanista.

Bryan sfodera una buonissima prestazione, anche se il gol nasce da una sua lettura sbagliata di un lancio lungo e si perde la punta avversaria sul più bello. Litiga con tutti, non fa passare nessuno, non ha paura ed è sempre lucido nelle uscite: il gol del pareggio nasce da una sua intuizione che mette fuori dai giochi cinque avversari con un passaggio veloce per Mkitharyan. Splendido.

Gianluca sul volto ha la maschera della concentrazione e dell’abnegazione: sicuro, sporco quando serve, preciso e sempre puntuale, sradica il pallone dai piedi di Tadic, che tanto per cambiare si butterà a terra, per poi darla a Cristante per il via al pareggio. Ammonito salterà l’andata delle semifinali, ma meglio essersi tolti la diffida ora piuttosto che poi. Incommensurabile.

Calafiori gioca sulla sinistra una partita dedita alla fase difensiva e al contenimento degli avversari. Annulla quasi totalmente il suo dirimpettaio e non va praticamente mai in sofferenza nelle ripartenze olandesi. Raramente partecipa alla fase offensiva, ma dopo il vantaggio ospite spinge di più arrivando sul fondo in un paio di occasioni, prima di sfruttare quella buona per il cross del pareggio. Esce stremato e acciaccato per un Villar che si erge a Gandalf urlando a tutti “tu non puoi passare”. Funzionale.

Dopo il brutto infortunio di Riccardo, Dzeko festeggiò sfoggiando la maglia di Calafiori: ieri è stata la chiusura di un cerchio.

Veretout e Diawara hanno il compito di diga al centro e lo fanno bene, così bene che costringono gli attacchi in zone del campo dove la Roma ha la superiorità numerica. Dal centro non si passa, punto. L’Ajax lo capisce e attacca sulle fasce, finendo per sbattere su Calafiori e Karsdorp ben raddoppiati da Ibanez e Mancini. Così nel secondo tempo cambia musica e si affida ai lanci lunghi a scavalcare il centrocampo: una volta riesce, le altre ventordicimila no. Merito loro del duo franco-guineano. Con l’uscita del numero 61 sarà Jordan a scalare sulla fascia sinistra, mentre per tutto l’incontro Amadou cercherà il break andando a pressare solitario i difensori avversari per costringerli al lancio lungo. Ottimi e abbondanti.

Rick copre la fascia destra, come Calafiori non pensa troppo a offendere ma si applica come non mai alla copertura. Come detto in precedenza, anche dalla sua parte non si passa: palle alte respinte di testa, chiusure in velocità, scontri corpo a corpo, Karsdorp sfodera un repertorio da navigato difensore centrale, delineando quella che sarà (probabilmente) la sua evoluzione finale nella carriera da calciatore. Diga.

Torna tra i titolari Mkitharyan, sulla trequarti in compagnia di capitan Pellegrini. Non una grande partita la sua, come tutto il reparto offensivo del resto, ma più per scelta tattica che per loro diretta responsabilità: l’idea di gioco è quella di lasciare giocare i difensori olandesi senza pressarli, coprire le prime linee di passaggio e costringerli al lancio lungo. Se letta in questo modo tutto il terzetto d’attacco guadagna un voto in più in pagella. Lascia il campo a Pedro per gli ultimi 10 minuti di gioco, lo spagnolo ricalca la prestazione del compagno e nessuno si accorge del cambio. Preziosi.

Lorenzo, al contrario dell’armeno, ha compiti più difensivi e spesso lo troviamo sulla fascia destra a pressare, correre e lottare contro gli avversari. Una buona prestazione fatta di sacrificio e tanta corsa, che gli costa però lucidità come quando al quarto minuto corre per 60 metri e salta l’uomo, ma scivola prima di calciare verso il portiere: lì andava servito Edin libero al centro. Non si può parlare male della sua nottata, però, in quanto le cose positive superano di gran lunga quelle negative. Capitano.

Non c’era Edin su quel pallone: ma più di 3 milioni di romanisti in tutto il mondo.

Passando dalla mitologia greca a quella nordica, Odino Dzeko si carica in spalla tutto il pacchetto arretrato dell’Ajax, andando a lottare su ogni palla alta contro tutti i difendenti, facendo a sportellate riuscendo vincitore il più delle volte e tirando strappi con improvvise accelerazioni palla al piede, prendendo importanti falli. Vorrebbe giocare di sponda coi compagni, ma sia Rick che Riccardo hanno ordini diversi e così è costretto a fare un po’ tutto da solo. Segna un gol da attaccante di razza quale è, arrivando a 30 gol europei con la maglia della Roma. Distrutto lascia il campo a Borja Mayoral che, gasato dalla prestazione dei compagni, prosegue l’opera di sportellazione iniziata dal bosniaco non risparmiando nessuno. Lottatori.

Santon è ancora a bordo campo con la pettorina aspettando di poter entrare? Speriamo l’abbiano avvisato. Comunque è un piacere saperlo di nuovo tra noi.

Fonseca dimostra ancora una volta di non essere schiavo delle sue idee, cambiando pelle alla Roma ancora una volta, trasformandola in squadra corta e chiusa, praticamente mai in sofferenza e pungente nelle ripartenze. A fine match le statistiche diranno che il possesso palla non lo abbiamo mai avuto, ma pensateci bene: chi era in vantaggio per i gol segnati all’andata e chi doveva avere la palla tra i piedi per fare il match? Il mister questo l’ha capito e ha lasciato agli olandesi il compito di gestire il pallone per poi cercare di essere pericolosi in contropiede. Ha funzionato. Nel calcio, come nella vita, chi vince ha sempre ragione e al termine della partita è stata la Roma ad approdare alle semifinali.

Ora piccola pausa di due settimane in cui si tornerà a parlare solo di campionato, nella speranza di recuperare qualche pezzo strada facendo e di non perderne altri. Non mi stupirei di vedere spesso Fazio, Santon, Reynolds e Pastore titolari e magari qualche giovane primavera nei secondi tempi.

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