Si ritorna a giocare al calcio, dopo la pausa infrasettimanale di Europa League, in quel del Dall’Ara di Bologna. La Roma, orfana di Fonseca e Pedro squalificati al pari di Maresca e Guida, affronta gli uomini di Mihajlovic nell’insolito orario delle 15.
Giornata perfetta per il gioco del calcio, così come risulterà essere la prestazione giallorossa. In porta Pau Lopez sostituisce il dolorante Mirante: pronti via e il buon portiere salva alla disperata su un tiro-cross di Palacio mantenendo la porta inviolata. Per il resto solo routine, compreso il pallone in fondo al sacco gentilmente recapitatogli da Cristante. Presente.
In difesa Kumbulla e Ibanez fanno trio con Bryan, ma se su Marash e Roger oggi non c’è molto da dire, su Cristante una parolina dobbiamo spenderla. Lasciamo stare l’autogol, che può capitare e per fortuna ininfluente, la sua prestazione contro gli rossoblù è solida e convincente. Ricordiamo che è un adattato sulla linea difensiva, eppure si dimostra puntuale e affidabile ad ogni uscita. Inutile dire che non sono tra quelli che lo vorrebbero lontano dalla capitale.
Nel cuore pulsante del centrocampo agiscono in coppia Villar e Veretout. La doppia V della mediana giallorossa gira come un orologio svizzero: tanto preciso in copertura il francese, tanto bravo in costruzione lo spagnolo; quando uno dei due si abbassa, l’altro sale a occupare lo spazio e viceversa. Stupisce la maturazione così rapida di Gonzalo, tranquillizza la sicurezza di Jordan.
Sulle fasce le vere armi di distruzione di massa a disposizione della Roma. Spinazzola, dopo un breve periodo di appannamento, torna a macinare chilometri e a superare gli ostacoli che incontra lungo il suo pellegrinaggio in su e giù per la fascia. Pressa, passa, tira, copre, riparte, contrasta e nel mentre compone anche una sinfonia di movimenti senza palla da togliere il fiato. Maestro. Dall’altra parte Karsdorp non è da meno, anzi ne è la copia carbone. Quanto detto per Leonardo è possibile tagliarlo/incollarlo anche per la prestazione di Rick. Gemello buono.
In attacco Dzeko entra nella storia della Roma, segnando il suo centoundicesimo gol con la casacca più bella del mondo. Terzo marcatore all time, potrebbe tranquillamente segnarne altri tre, ma il suo cuore è troppo buono per compiere atti così cattivi. Alle sue spalle il sempre buono Mkitharyan, in gol anche oggi, che sarà negli incubi degli avversari per le notti a venire. Non lo vedono mai, non lo stoppano mai, non riescono mai a intercettarlo e lui se ne approfitta per scardinare la difesa e dettare i tempi a tutti. Senza cuore.
Menzione speciale per quello che, agli occhi di tutti, è l’uomo partita: Lorenzo Pellegrini. Dismessi gli abiti del timido e impacciato Clark Kent delle ultime uscite, oggi torna Superman in un ruolo diverso dal suo. La squadra gli gira intorno e si appoggia a lui di continuo per uscire dalla trequarti difensiva e iniziare le operazioni d’attacco; lui si fa trovare pronto e preparato come un diligente studente che ha imparato la lezione e dimostra di averla fatta sua.
La sua danza sul pallone è precisa sia nella scelta del passaggio illuminante che nel trovare la porta per la gioia personale. Arrivati a questo punto ci resta solo il dubbio: ma è un trequartista o una mezzala? La risposta potrebbe essere entrambe, Lorenzo sembra essere quel tipo di giocatore che ha bisogno di svariare ruoli per non perdersi. Un giorno qui, un altro lì, per provare esperienze e movimenti nuovi e rendersi conto di essere quel giocatore importante di cui la Roma ha tanto bisogno.
Fonseca, ottenuto il massimo in Europa, ben sfrutta l’occasione per giocare con le riserve e qualche primavera nel turno di coppa per presentare i titolari a Bologna sufficientemente freschi e riposati. La squadra si muove con rotazioni programmate e precise, ben eseguite dai giocatori in campo; ogni uomo sa quello che deve fare con e senza il controllo della sfera, facendo apparire semplici anche le transizioni più complicate. L’input iniziale è quello di giocare di squadra, con passaggi semplici e movimenti brevi per suggerire lo scarico, ma non viene vietata l’iniziativa personale a patto che ci sia sempre un compagno in copertura. La mano del Mister si vede e il gioco della Roma scorre fluido e ben riconoscibile.
Abbiamo abbandonato l’idea di affidarci ai singoli per uscire dalla situazioni complicate, per abbracciare quella del gioco di squadra in contrasto alle avversità. Se non è un’evoluzione questa…
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