A fine giugno 2019, Leonardo Spinazzola lascia la Juventus a fronte di una valutazione di 29 milioni di Euro, in parte saldati con lo scambio con il terzino Luca Pellegrini. Il giocatore lascia i bianconeri con uno scudetto vinto nell’annata 2018/19 e la Supercoppa italiana dello stesso anno.
Il suo inizio nella capitale non è dei migliori: salta infatti le prime due partite contro Genoa e Lazio per un problema muscolare. Entrerà in campo nelle due successive uscite della Roma contro Sassuolo e Bologna, giocando complessivamente 36 minuti. Titolare contro l’Atalanta, poi costretto a uscire al minuto 56 per infortunio. Torna in campo contro il Lecce, per 13 minuti, Cagliari, per 80, e titolare contro la Sampdoria per tutta la partita, portando altri 183′ in cascina.
Nuovamente in campo contro il Milan, ma solo per 77 minuti quando poi è costretto ad uscire per noie fisiche; salta la successiva contro l’Udinese per poi giocare tutto il match contro il Napoli. Schierato titolare a Parma, abbandona al 26esimo per un affaticamento muscolare che gli costerà anche la partita col Brescia. In panchina a Verona, torna al 16′ contro l’Inter entrando al posto di Santon. Fuori con la SPAL, giocherà un solo minuto contro la Fiorentina per poi essere relegato in panchina contro Torino e Juventus. Un totale, fin qui, di 543 minuti giocati su 1710. Poco più di 1/3 del totale.
Non certo un inizio di stagione entusiasmante per uno valutato quasi 30 milioni. Eppure, l’Inter è interessata al ragazzo e intavola una trattativa che porterà Politano a Roma e Leo nella capitale lombarda. Sembra tutto fatto, tanto che da Roma fanno uscire le foto del loro “nuovo giocatore” con la sciarpa al collo e durante le visite mediche con indosso la tuta della società, ma c’è un intoppo. L’Inter non è convinta della salute del ragazzo e, seppur superate le visite mediche di rito e aver ricevuto l’idoneità agonistica dal CONI, chiede un supplemento di test atletici che i giallorossi negano. A questo punto i nerazzurri mollano il giocatore e lo rispediscono nella capitale, Politano fa il percorso inverso prima di ripartire questa volta in direzione Napoli. E qui finisce il primo tempo del nostro film.
Cosa non ha funzionato fin qui? Perché Spinazzola è considerato un flop dalla Roma, che accetta lo scambio con l’Inter? Scelte sbagliate, è la risposta più semplice. Ma andiamo ad analizzare meglio:
Fonseca lo fa giocare terzino destro, ruolo che può ricoprire ma non certo il suo naturale; nonostante una carriera da terzino, se puntato va spesso in sofferenza perdendo molti degli uno contro uno; essendo un giocatore offensivo, partire così lontano dalla metà campo avversaria limita di molto il suo potenziale, se schierato in una difesa a 4. In questo momento, in quello stato di forma, la Roma per Leonardo era la peggior scelta possibile. L’Inter, col suo 352, la migliore. Cosa è successo poi? Qui inizia il secondo tempo.
Tornato a Roma gioca 4 partite su 7 tutte da titolare e tutte da terzino sinistro, il suo vero ruolo. Dopo la sosta-COVID, salta la partita contro la Sampdoria, titolare contro il Milan e di nuovo fuori contro l’Udinese. A Napoli la svolta, sia della Roma che sua personale: Fonseca cambia modulo, passa alla difesa a 3 con 5 centrocampisti e Leonardo viene schierato come centrocampista sinistro.
Ritrova un brillante stato di forma e comincia una scalata verticale in termini prestazionali che lo portano a ritrovare la fiducia persa. Nel nuovo modulo ha più libertà di spinta, è più vicino alla porta e ciò lo aiuta nei recuperi e nella brillantezza di scelte negli ultimi 16 metri; non viene più preso di mira negli uno contro uno, perché alle sue spalle c’è sempre un difensore centrale a coprirlo e quindi, anche saltato, ha tempo di recuperare la posizione a copertura del compagno salito per aiutarlo.
Delle successive 8 partite salterà soltanto l’ultima con la Juventus giocando un totale di 465 minuti su 720 offrendo prestazioni in crescendo. Grande merito va dato al ragazzo, tornato da Milano con la voglia di rivalsa giusta e con la cattiveria di chi non ci sta a essere etichettato come bidone, ma una fetta della rinascita di Leonardo è anche di mister Fonseca: umile nell’ammettere l’errore tattico sul giocatore e bravissimo a ridisegnare la squadra non più secondo i suoi concetti, ma in base alle caratteristiche dei singoli giocatori.
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