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Dei Gol annullati, dei Rigori e dei Rossi

“Nel complesso una giornata positiva. Non è che se uno sbaglia un rigore clamoroso diventa un brocco”. Dice stamattina l’ex Arbitro Rocchi. Si, proprio lui. Quello di Juventus-Roma del 05 Ottobre 2014. Una direzione di gara che pochi giorni dopo definì “Non ottimale”.

Con una piccola scusante (se vogliamo). Di VAR se ne parlava solo nei talk-show sportivi, definito più semplicemente Moviola in Campo. Oggi che invece quello strumento utile c’è si usa ad intermittenza o a piacimento. Perché poi alla fine l’arbitro rimane il protagonista in campo e vuole decidere lui. Sempre.

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L’arbitro Gianluca Rocchi

E a proposito di protagonisti non v’è dubbio alcuno che ieri all’Olimpico lo sia stato Fabio Maresca che proprio nel 2014 faceva il suo esordio in Serie A. Il Match della Roma contro il Sassuolo, per il numero di episodi e la varietà degli stessi, ha rappresentato un vero test pratico di (presunta) applicazione perfetta del regolamento.

Dalla simulazione di Lopez in area giallorossa al doppio giallo di Pedro, al gol annullato al Sassuolo, fino ai tre episodi che hanno scatenato le proteste veementi dei tifosi. Episodi sui quali le interpretazioni di esperti, ex arbitri ed opinionisti si sono sprecate. L’aspetto più banale è ascoltare che la maggior parte di questi si sia espressa “attenendosi al regolamento”, pensando che questo riesca a riportare ogni tipologia di casistica in modo perfetto ed insindacabile.

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L’arbitro Fabio Maresca

A partire dal gol annullato alla Roma di cui si parla poco. C’è fallo di Dzeko? L’arbitro è li e fa il gesto di aver visto il contatto e quindi di averne percepita l’intensità, ragion per la quale il VAR non può intervenire. Maresca però cosa fa? Decide di rivedere l’episodio. Possibile? Si, perché in fondo ciò che conta è decidere in maniera corretta, pur contravvenendo ad un regolamento.

L’arbitro Maresca al VAR

Poi il pestone rifilato da Obiang a Pellegrini passa dall’essere un “intervento non cattivo con gamba piegata, a dimostrazione del fatto che il giocatore non aveva l’obiettivo di far male”, all’intervento “completamente in ritardo, scomposto e pericoloso”. Il risultato è un giocatore che esce dal campo ed oggi si ritrova una caviglia gonfia, mentre Obiang in campo è rimasto, come successe nella scorsa stagione nello scontro Diawara-Cigarini (ricordate?).

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Lo scontro Pellegrini-Obiang

Poi il mani in area. Se andiamo a guardare il regolamento questo recita che è punibile con un calcio di rigore il tocco con braccio posizionato in modo innaturale, aumentando il volume occupato dal corpo, a prescindere dalla volontarietà. Ho ancora un ricordo vivido di difensori che, proprio andando in contrasto sugli avversari, posizionano le braccia dietro la schiena. Non è questo chiaramente il caso. Ma la cosa che maggiormente mi stupisce sono coloro che parlano di braccio attaccato al corpo “se non per la mano”. Da qui l’ennesima interpretazione del regolamento che sarebbe più efficace se fosse fatta ricordando episodi simili.

Ma il punto non è tanto l’interpretazione quanto perché stavolta non utilizzare il VAR. Perché non togliersi il dubbio, con la presunzione di aver preso una decisione corretta come sul gol annullato? Tra l’altro in una partita diventata in corso d’opera difficile da gestire? Ecco il nodo. Perché si può sbagliare un’interpretazione, ma diventi brocco proprio nel momento in cui eviti di prendere una decisione giusta.

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Il mani di Ayhan su cross di Spinazzola

Chiudo con una riflessione. Avete mai visto un match di Rubgy? Anche li c’è il VAR per stabilire la marcatura di una meta piuttosto che valutare uno scontro in mischia. Ebbene, il dialogo tra arbitro in campo e assistente dinanzi allo schermo viene ascoltato da tutti. Avremo mai il coraggio di farlo in Italia?

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