Per alzata di mano, quanti di voi ricordano la Roma giocare alle 15 del pomeriggio? Non vi vedo, ma sappiate che la mia è abbassata. Nel pantano di Marassi si sono affrontate Genoa e Roma, in un match da non sottovalutare né da prendere sottogamba.
Brutte notizie in settimana per mister Fonseca che, causa COVID-19, perde Dzeko. Tanti auguri di pronta negativizzazione a lui, ma in fondo che salti un match e le nazionali ci fa solo piacere. Nemmeno il tempo di godersi il bicchiere mezzo pieno che scopriamo che in porta giocherà Pau Lopez, Mirante andrà comunque in panchina a smaltire i dolorini.
Difficile dare un giudizio preciso sulla prova dello spagnolo contro i rossoblu: gli avversari hanno tirato in porta solo tre volte in tutta la partita, due volte addosso a lui e un gol su cui è incolpevole. Sufficienza politica e d’incoraggiamento.
Difesa impostata sui granatieri Mancini – Smalling – Ibanez, ma se Gianluca e Chris hanno offerto la solita prestazione (anche se con qualche sbavatura più del solito), Roger ha sulle sue spalle il gol del pareggio del Genoa. Fuori posizione, troppo avanzato e Smalling lasciato solo in un due contro uno che poi s’è rivelato fatale. Precisiamo: nessuno pretende la perfezione in ogni partita, ma è anche vero che se si sbaglia va detto. Lungi da me bocciare uno dei migliori, se non il migliore, centrali di tutto il campionato.
Sulla mediana siamo costretti a rinunciare a Spinazzola già dopo 13 minuti di gioco, Bruno Peres al suo posto. Qui dobbiamo fermarci un attimo, toglierci dalla testa i pregiudizi che ci hanno inculcato sul terzino brasiliano e guardare con obiettività la sua partita. Buono in fase di copertura, in costante spinta offensiva, due volte vicino al gol, assist per il secondo vantaggio e il tutto su una fascia non sua. Non è Cafu, ma nemmeno Piris. In questa Roma può giocare e fare bene anche lui, infatti lo fa.
Diga centrale formata dalla coppia Veretout e capitan Pellegrini. Buona la prova di entrambi: Jordan è sia avanti che dietro, presente in costruzione e interdizione, sembra sempre essere in due posti contemporaneamente, alle volte però pecca di lucidità nell’ultimo passaggio; Lorenzo è abilissimo a galleggiare tra le due linee avversarie, farsi trovare pronto alla verticalizzazione improvvisa, molto bene nel dialogo tra i reparti, esce per sfinimento a 5 minuti dalla fine per Villar.
Sulla destra, notizia incredibile, un degno Karsdorp. La buona novella non è però nella, comunque buona, prestazione, ma nella durata del suo match: novanta minuti più recupero pieni pieni. Costante presenza in avanti, bloccato dietro a difesa del risultato dopo il terzo gol. Lo abbiamo distrutto perché lo meritava, ora mi piacerebbe che lo si ricostruisse per lo stesso motivo.
Borja Mayoral gioca prima punta di nuovo, dopo lo scontro con i dopolavoristi di giovedì. Sostituire Dzeko, l’ho già detto e lo ripeto, non è solo compito suo, ma di squadra. Di nuovo: lui ha altre caratteristiche, altri movimenti, altre peculiarità rispetto al compagno che sostituisce. Certo, quelle due volte che viene messo davanti al portiere sarebbe stato meglio, per lui e per noi, insaccare il pallone, ma questi errori faranno parte del suo bagaglio di crescita. Ovvio che se continua così qualcosa gli andrà detto, ma ora è presto. Al sessantesimo, al suo posto Cristante: niente giallo stavolta per lui, ma un gol divorato solo davanti a Perin. Che è peggio.
Dietro lo spagnolo il duo meraviglia, i gemelli diversi giallorossi, Castore e Polluce dei nostri colori: Pedro e Mkitharyan. Lo spagnolo dimostra, ancora una volta, la sua disarmante superiorità sui disgraziati difensori avversari e ciò dovrebbe porci un interrogativo: è un alieno lui o il livello della Serie A è vergognosamente basso? Il problema maggiore è che la risposta potrebbe essere: entrambe. Uno come l’iberico nasce una volta ogni trent’anni e il fatto che abbia vinto qualsiasi cosa sia stata messa in competizione nel mondo del Dio Pallone ne è la prova, ma è anche vero che finora nessuno non è riuscito a limitarlo un pochino. Fa quello che vuole, quando vuole, contro chiunque. C’è tanto Pedro in questo, ma il quadro si completa con i demeriti altrui.
Paragrafo a parte per l’armeno, direi che se l’è meritato. Tripletta contro il Genoa e primo pallone della massima Serie Italiana che si porta a casa. Per il primo tempo ha fatto di tutto per cercare di mandare in gol i compagni e portarsi a casa l’ennesimo assist in carriera. Vedendo che stava predicando nel deserto, prima dell’intervallo raccoglie e trasforma un bel corner di Veretout. Dopo il pareggio, ben servito dal buon Bruno Peres, trafigge di nuovo Perin per il secondo vantaggio. Sul finire della partita, chiude i conti con la terza marcatura sfruttando al massimo il cross di Pedro. Giornata perfetta per lui e anche per noi. Bravissimo.
Mister Fonseca, sempre più in bilico, ha plasmato una squadra meritatamente terza in classifica. L’ha studiata, ha commesso i suoi sbagli, li ha corretti e ha registrato quelle macro imperfezioni che c’erano. In fine ha capito i suoi giocatori, cosa potevano dare e come fare per farli girare al meglio e si è adattato. Niente integralismi, niente dogmi: se ho in mano dell’oro non posso trasformarlo in diamante, ma posso far si che valga anche lui. Ciò che ha fatto fin ora il portoghese. Continuità di uomini, schemi adatti alle loro caratteristiche, unità di intenti, veterani e nuovi innesti che remano tutti nella stessa direzione. Sembra facile, ma non lo è.
Ora la pausa per le nazionali, ma i nostri giocatori resteranno a casa causa la positività di Dzeko. Meglio così, perché da questo sogno chiamato Roma, non vogliamo ancora svegliarci.
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